Con la sua forma rotondeggiante e un “vestito” di paglia che rimanda subito all’immagine della tradizione contadina, si tratta del fiasco impagliato, uno dei simboli della Toscana agreste più autentica.
La storia del fiasco toscano affonda le sue radici molto lontano nel tempo, sembra che la prima volta sia stato prodotto nel lontano XIV secolo nell’area della Valdelsa, San Gimignano ed Empoli. Qui, dove l’arte vetraria era ormai celebre da tempo e si iniziarono a produrre questi particolari contenitori soffiando il vetro a bolla.
Perché i fiaschi sono rivestite di paglia?
L’aspetto forse più particolare e tipico, al di là della forma arrotondata, è il rivestimento del fiasco da vino o olio toscano.
Originariamente i fiaschi non erano ricoperti, ma col tempo si intuì che questo avrebbe garantito sia una migliore protezione dagli urti, sia una migliore conservazione, in quanto il contenuto del fiasco sarebbe stato più protetto dai raggi del sole e dagli agenti atmosferici in generale. Per questo rivestimento si utilizzava la “stiancia”, erba palustre molto diffusa negli acquitrini dell’area, facilmente modellabile e di fibra assai resistente.
Fiaschi d’autore
Il fiasco divenne un oggetto talmente diffuso nelle tavole toscane, che i più grandi scrittori e artisti toscani del Medioevo e del Rinascimento ne hanno scritto o lo hanno ritratto nei loro dipinti. Nel parlano Boccaccio, Michelangelo, Leonardo da Vinci, così come il Girlandaio e il Botticelli non hanno mancato di ritrarlo nelle loro opere. Il fiasco, nel corso del 1700, divenne poi uno dei soggetti preferiti delle nature morte di Cezanne.
A sinistra: dipinti di Jacopo Chimenti
A destra: dipinto di Cezanne
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